Agricoltura sempre più verde grazie alla tecnologia

In tutto il mondo sono migliaia le startup che si occupano di agritech. Una scommessa su cui punta anche il PNRR.

Sostenibilità, adattamento al climate change, riduzione dell’impatto ambientale sul territorio, tracciabilità dei prodotti, economia circolare degli scarti come risorsa. Su questi e tanti altri ambiti la tecnologia più avanzata ha avviato un connubio ormai sempre più stretto con la più antica delle attività umane. L’agricoltura si rinnova e diventa ancora più green proprio grazie alla ricerca e alla sperimentazione tecnologica.

E’ l’agritech, la tecnologia applicata all’agricoltura, che vede nel mondo circa 1200 startup che si occupano di agrifood in generale, secondo un censimento dell’Osservatorio Smart Agrifood del Politecnico di Milano, e che prende considerazione aziende nate dopo il 2017. Secondo il censimento la maggior parte si trova negli Stati Uniti, con il 27% di startup, seguite a distanza da Regno Unito e India (7%). L’Italia si trova al quindicesimo posto della classifica, con il suo 2%, ma il settore sembra destinato a crescere rapidamente, soprattutto in considerazione del fatto che la transizione ecologica è uno dei pilastri del progetto Next Generation EU e viene considerata una direttrice imprescindibile dello sviluppo futuro del Paese. Una intera Missione del PNRR – le missioni sono in tutto sei, ciascuna dedicata ad un tema di sviluppo ritenuto strategico – denominata “Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica” va nella direzione di una società a impatto ambientale pari a zero. E’ in questa missione che trovano posto i temi dell’agricoltura sostenibile e dell’economia circolare, e che vede già destinati 320 milioni di euro – finanziamento senza precedenti nel settore – ad un centro di ricerca nazionale sull’agritech presso l’Università Federico II di Napoli.

Ma di cosa si occupano in concreto le aziende e i progetti di agritech? Le tecnologie dell’agricoltura 4.0 possono comprendere l’evoluzione di trattamenti di precisione, essere applicate ad un consumo razionale di risorse idriche, permettere un uso confinato della chimica. Qualche startup ha inventato il tag biologico per il tracciamento dei prodotti alimentari, oppure c’è chi è in grado di applicare il riconoscimento facciale agli animali per monitorarne lo stato di salute e avvisare il contadino. La maggior parte delle applicazioni riguarda l’utilizzo di droni di sorveglianza e di centraline di rilevazione della situazione geo-chimica di aria e suolo.

In Sardegna un’interessante sperimentazione circa i processi di riciclo e la successiva valorizzazione degli scarti è stata attuata nel processo di macellazione dei bovini dal progetto PRISMA, azione nata sul POR Sardegna 2014-2020 e coordinato dalla Cooperativa Produttori Arborea e che coinvolgeva altre due aziende, BioSS e Abinsula, e due enti di ricerca, l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sardegna e l’Università di Sassari. Il progetto riguardava il recupero e la trasformazione degli scarti di macellazione attraverso l’utilizzo di lombrichi, per costituire un fertilizzante da utilizzare anche in agricoltura biologica. Le attività di recupero e trasformazione si sono basate sul processo naturale del “compostaggio dei lombrichi”, in base al quale una certa specie di lombrico degrada gli scarti organici che gli viene distribuita, dando origine a un fertilizzante completamente naturale e pienamente consentito in agricoltura biologica. La tecnologia in questo caso è stata fornita dall’azienda sassarese Abinsula, che ha creato un sistema di monitoraggio delle variabili ambientali, come umidità, pH e temperatura, utilizzando dispositivi sperimentali sviluppati internamente all’azienda.

Riciclo e valorizzazione degli scarti di allevamento e dell’agricoltura rappresentano un’interessante opportunità per lo sviluppo di un’economia circolare nel territorio della Provincia di Sassari, soprattutto nelle aree rurali. La tecnologia può aiutare la digitalizzazione di questi processi produttivi e renderli più controllabili ed efficienti.

 
Attraverso quali azioni è possibile sperimentare e diffondere in maniera crescente le tecnologie digitali applicate all’agricoltura nel territorio del Nord Sardegna? Quali imprese potrebbero essere coinvolte prioritariamente? In quali settori produttivi primari?

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